Venerdì 31 gennaio nell’ex convento dell’Annunciata di Abbiategrasso si è ricordato l’architetto Sandro Rondena nel decimo anniversario della sua salita al cielo. Sandro rimane oggi quanto mai vivo, ogni giorno ne vediamo le opere che ci ha lasciato come il restauro della parte cenobiale dell’Abbazia di Morimondo e la meravigliosa San Gaetano in cui ha impresso il suo amore alla bellezza e la sua apertura di sguardo.
Ancora di più è vivo perché ora vede ciò che cercava ogni giorno, il volto di Cristo. Così la sua umanità compiuta oggi ci sfida a vivere il suo stesso amore alla bellezza, a viverlo in ogni attimo e davanti ad ogni cosa, e a tenere gli occhi aperti per poter riconoscere la Sua presenza.
L’incontro di venerdì sera ha avuto quindi come filo rosso non il passato, pur bello e affascinante, ma il presente.
La domanda su cui si sono confrontati tutti gli intervenuti è stata: “Sandro che sfida porta all’oggi? Come è presente oggi?”
A paragonarsi con questa decisiva domanda vi sono stati ospiti d’eccezione.
Jordi Faulì, architetto, direttore dei lavori alla Sagrada Familia, amico di Sandro ha voluto ricordarlo facendo vedere ciò che è stato fatto in questi anni alla Sagrada e quali sono le prospettive per il futuro.
È stato un intervento commovente che ha messo in evidenza una dimensione presente in Sandro, che costruire e creare è sempre seguire la realtà. Per realizzare qualcosa di bello e affascinante bisogna partire dalla realtà, lo dice oggi Faulì, come lo dicevano Sandro e Gaudì.
Dalla Spagna è venuto un altro amico di Sandro, l’architetto José Manuel Almuzara, che ha dato la sua vita per la causa di beatificazione di Gaudì. Anche il suo intervento è stato molto sentito e coinvolgente, Almuzara ha testimoniato come da Sandro venga un messaggio di speranza, un messaggio così importante oggi, in questo anno giubilare.
E la speranza sono come le stelle luminose che vi sono nel cielo, stelle che sono oggi persone vive, persone di fede come Gaudì e Sandro. Così vivere è cercare persone così da cui si può capire come affrontare la realtà all’altezza del desiderio del cuore.
Hanno poi ricordato Sandro e si sono confrontati con lui due amici abbiatensi, Massimo Piciotti e Jacopo Percivaldi.
Massimo ha messo in evidenza che per lui Sandro è stato ed è un padre.
Lo ha testimoniato raccontando episodi della sua vita da cui emergeva l’umanità di Sandro e la sua tensione a cogliere in ogni circostanza ciò che è essenziale. La testimonianza di Massimo ha toccato il vertice della commozione negli attimi in cui faceva vedere come Sandro muoveva la sua libertà, e questo è essere padre, non spiegare come stanno le cose né indicare le regole per vivere, ma amare la libertà dell’altro.
Jacopo ha messo in evidenza come Sandro gli abbia insegnato a guardare, non a fotografare le cose ma a cogliere che sono lì per lui! Commovente e pieno di sentimento l’intervento di Jacopo che ha voluto toccare nella sua profondità la mossa dello sguardo di Sandro e ha voluto rendere ragione del fatto che è imparando a guardare che si impara a vivere.
È una bellezza che attrae l’inizio di ogni mossa, così era per Sandro, così è quanto mai oggi, è uno stupore la fonte generativa dello sguardo. Sono stati attimi pieni di sentimento fino a riconoscere che ciò che attraeva Sandro era, è Gesù, e qui è la questione seria di ogni istante, il contraccolpo di vedere Gesù.
Alla fine della serata il presidente del Centro Culturale Shalom Giampiero Vigato ha comunicato un grande cambiamento: il Centro Culturale diventerà CENTRO CULTURALE SHALOM SANDRO RONDENA! Questa decisione ha come origine il riconoscimento di quanto sia stata importante e decisiva la presenza di Sandro nell’opera del centro culturale: lui per anni ha mantenuto viva la coscienza che la cultura sia una dimensione dell’esperienza cristiana, lui ha sempre dato un apporto originale e creativo alla presenza del centro culturale.
Gianni Mereghetti.
SANDRO RONDENA
a 10 anni dalla sua salita al cielo
