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ANDREA AZIANI: Una febbre di vita ‘contagiosa’.

presentazione del libro di Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso

Martedì 16 gennaio 2024, è il compleanno di Andrea, gli amici del Centro culturale Shalom hanno organizzato alle 21, la presentazione del libro a lui dedicato, nella Basilica di S. Maria Nuova di Abbiategrasso, da dove, giovanissimo chierichetto, ha iniziato un percorso di vita che lo sta portando a varcare la soglia della Santità.

Foto, canti, testimonianze e scampoli di ricordi, letture che raccontano una vita spesa interamente per gli altri, l’amore fatto di gesti concreti con umiltà e delicatezza per ogni essere umano incontrato. Una passione per l’uomo, in nome di Cristo. Appassionato come il canto appassionante “ Ho abbandonato” introdotto dal cugino Paolo Samek. Andrea ha risposto ad ogni chiamata, spostandosi dove don Giussani ,che conosceva la sua inesauribile disponibilità, indicava che c’era bisogno della sua presenza.
Dall’Università Statale di Milano si sposta a Siena dove costruisce amicizie e testimonianze di fede, per poi passare per Firenze e infine in Perù. Parte da solo nel 1989 ma a Lima tesse una rete di rapporti che si infittisce costantemente, non solo con gli studenti delle Università dove insegna filosofia, è interessato ad ogni persona che intercetta sul suo cammino, ne comprende i bisogni e si adopera per dare aiuto. Nel 1999 , dieci anni dopo il suo arrivo in Perù, il vescovo mons. Lino Panizza che ha a cuore l’educazione del popolo, gli chiede di costruire un’Università Cattolica. Una vita di passione, di incontri, di fede, raccontata con i canti La Nave, Cry no more, il gioioso Minha Festa, un ringraziamento perché la vita è cambiata per l’incontro dell’amore di Cristo.
Diversi gli spunti di riflessione nei brani letti dagli autori Gianni Mereghetti e Dado Peluso che hanno raccolto lettere e testimonianze e restituito il puzzle emozionante della vita di Andrea, diventato Andrès in Perù. Particolarmente toccante il ricordo del fratello Paolo che, commosso, ha evocato episodi condivisi e il dolore di ‘sentirsi abbandonato’ ogni volta che Andrea si allontanava, un dolore ora compensato da quanto appreso anche dal contenuto del libro. La conferma della sua scelta di vita di una povertà francescana , ‘perché non gli interessava quello che non è essenziale’. Una cura microscopica per ogni aspetto, il suo essere educatore e padre, il condividere tutto quello che possedeva.
La centralità della questione educativa nell’insegnamento ma con la consapevolezza che ci viene chiesto di essere educatori sempre. Cosa ci ha lasciato Andrea oggi? Da Gianni, Dado, Michele, Paolo, docenti come Andrea, alcune risposte che invitano a ulteriori riflessioni. Andrea prima di andarsene improvvisamente colto da malore mentre parlava in Università il 30 luglio 2008, ai suoi studenti disse: “ Sapete perché faccio le cose? Le faccio per Cristo”. Andrea così come con i bambini immigrati ai tempi della caritativa all’Annunciata, è stato un padre per tutti, è tornato alle origini.
Ritiene che non c’è circostanza da cui non si possa imparare.
Andrea viene anche definito: “ padre e figlio di don Giussani nel cercare sempre il Padre nella realtà”. Un libro da leggere perché contiene tesori per lo spirito ed esempi di vita da imitare per migliorare noi stessi e la realtà in cui viviamo, una ‘febbre’ da cui farsi contagiare! E.G.