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Il gruppo promotore per il rilancio dell’Ospedale C.Cantù di Abbiategrasso

chiede la pubblicazione della seguente lettera.

Lettere di intenti dei Sindaci dell’Abbiatense
per il rilancio dell’Ospedale C. Cantù di Abbiategrasso

Il Comitato per l’Ospedale, propone ai sindaci del territorio dell’Abbiatense e in particolare ai candidati a
sindaco dei 9 dei 14 Comuni che l’8 e 9 giugno rinnoveranno la propria amministrazione, l’adesione alla
lettera d’intenti predisposta per chiedere a Regione Lombardia un intervento sostanziale per riportare
l’Ospedale Cantù di Abbiategrasso nelle condizioni che aveva fino al 2015, con i servizi fino ad allora offerti
ai cittadini. Considerate le scarse risorse a disposizione di Regione Lombardia, ma anche dello Stato in
questo periodo,si propone l’attivazione di un affidamento della gestione a un soggetto privato,
mantenendo la struttura e i controlli in mano pubblica; esperienze già in atto non solo in Regione
Lombardia. Seppur risaputo, vale la pena ricordare ancora una volta che all’ospedale C. Cantù, ritenuto
obsoleto negli anni ’90 e a rischio chiusura, è stata data nuova vita tra il 2009 ed il 2015 con la realizzazione
di 3 palazzine nuove e attrezzate con apparecchiature di ultima generazione, dal P.S. alle sale operatorie,
grazie al finanziamento pubblico di 30 milioni di euro da Regione Lombardia. Nel 2016 invece del rilancio
annunciato è iniziato un lento, progressivo, inarrestabile depotenziamento. Si è assistito alla chiusura del
P.S. dalle 20 alle 8, alla chiusura della sala gessi, la perdita del servizio di ortopedia chirurgica, la
soppressione della presenza h24 dell’anestesista rianimatore, ora disponibile solo a chiamata da Magenta e
oltre, una carenza importante, una decisione incomprensibile, che non garantisce sicurezza agli utenti. Una
volontà di depotenziare che non sta risparmiando neanche le tanto citate eccellenze, quali il piede
diabetico di cui rimane solo l’ambulatorio mentre il reparto è stato destinato al Fornaroli di Magenta e
l’oculistica che continua a perdere medici che lasciano il Cantù, considerato senza futuro, per strutture in
cui sono più garantiti e ritengono di poter crescere professionalmente. L’ospedale C.Cantù è stato definito
più volte ‘una margherita che, uno alla volta, sta perdendo tutti i petali’. Più che un ospedale ora la
struttura è sempre più un poliambulatorio, altrettanto impoverito, recentemente ha perso anche il servizio
dentistico,trasferito a Magenta. I tempi degli esami clinici, sono sempre più lunghi e costringono a cercare
soluzioni alternative altrove con disagi di ogni genere, costretti a un ‘turismo sanitario’ che non tutti
possono permettersi. La fornitura di servizi quindi lascia in generale, a desiderare. Inoltre la scelta
effettuata da Regione Lombardia di modificare gli azzonamenti dei distretti, togliendo le aree di Trezzano
sul Naviglio e di Corsico, e scegliendo Legnano come sede di riferimento, non ha fatto altro che ostacolare
l’accesso ai servizi da parte dei residenti. Questa premessa spiega, almeno in parte, la richiesta di valutare
un processo di trasformazione dell’ospedale pubblico C.Cantù in un ospedale che, pur rimanendo di
proprietà pubblica, venga affidato a una gestione privata. Si è voluto approfondire tale possibilità, prevista
da Regione Lombardia, incontrando gli amministratori del Comune di Suzzara che sperimenta con successo
per il suo ospedale, dal 1994 l’affidamento a una gestione privata. Riportiamo un sunto di tale esperienza,
descritta con dovizia di particolari nell’assemblea pubblica che si è tenuta il 12 febbraio 2024 nella sala
consiliare del castello visconteo di Abbiategrasso. “All’inizio degli anni 2000 l’ospedale di Suzzara seppure di
recente costruzione, con l’avvento delle AO e la necessità di razionalizzare, iniziava a perdere servizi. Il
progressivo impoverimento e la ventilata chiusura del P.S. hanno spinto la popolazione a mobilitarsi. Si è
fatta strada l’idea di affidare l’ospedale, pur restando di proprietà pubblica, alla gestione di un privato. I
dubbi di chi temeva di ‘svendere’ l’ospedale sono stati superati dalla consapevolezza che non ci fosse altro
modo di mantenere i servizi. Insieme, 6 Comuni (50.000 abitanti), Azienda Ospedaliera, imprese e
associazioni hanno intrapreso la strada della sperimentazione pubblico- privato (sperimentazione, già attiva
con D.G.R. n. VIII/18575 del 05.08.2004 “Linee guida per l’attivazione di collaborazioni tra Aziende sanitarie
pubbliche e soggetti privati”; confermata e regolata dal DGR 22/1/2024). Gli stessi soggetti nel 2003 hanno
costituito la Fondazione Presidio Ospedaliero F.lli Montecchi che, tramite gara, ha affidato la gestione
dell’ospedale al gruppo Kos con un contratto di 18 anni, a condizione che fossero riattivati tutti i servizi, che
il personale in toto venisse assorbito e che venissero effettuati gli investimenti necessari per
ammodernamenti. Il gruppo Kos ha pagato annualmente un canone di concessione di € 150.000, versato
alla Fondazione che, a sua volta, ha utilizzato per finanziare progetti sociali per il territorio. Dalla partenza
della sperimentazione nel 2004 al 2020, il privato non solo ha assicurato all’ospedale di Suzzara tutti i

servizi base ma ha ampliato l’organico, offerto un’Ortopedia eccellente, al 2° posto a livello nazionale e ha
continuato ad investire, arrivando a 26 milioni di euro in 18 anni, scaduti i quali, Regione Lombardia ha
permesso la continuazione dell’esperienza, attualmente una nuova gara è in corso. I servizi possono ancora
migliorare ma la popolazione di Suzzara e la sua amministrazione sono orgogliosi della scelta fatta,
l’alternativa sarebbe stata perdere l’ospedale. La scelta della Fondazione permette al territorio di esercitare
il controllo; non si tratta di una clinica privata: è il pubblico tramite ATS a decidere i servizi che devono
essere erogati, poiché l’ospedale rimane pubblico, Regione Lombardia può, se il contratto non viene
rispettato, ritirare la concessione. Le prestazioni offerte agli utenti sono le stesse di un ospedale pubblico
per costo e modalità d’accesso.”
Vista l’importanza di garantire a tutti i cittadini, da parte del SSN, i L.E.A. ( livelli essenziali di assistenza,
ovvero le prestazioni e i servizi sanitari primari che devono rispondere ai bisogni dei cittadini) in questo
caso, per la comunità del territorio abbiatense, si chiede innanzitutto di conoscere l’eventuale progetto
della Direzione Sanitaria dell’ASST ovest milanese e di R.L. per ripristinare i servizi tolti dal 2015 con i relativi
tempi previsti. Qualora tale richiesta non fosse esaudibile in tempi accettabili, si propone di valutare la
proposta di trasformazione sovra citata che ha come obiettivo principale rendere di nuovo il Cantù un vero
e proprio ospedale, con i servizi persi che corrispondevano fino al 2015, a quelli elencati nel DM70 , relativi
a un P.S. base, da sempre presente. Si propone un percorso di valutazione da condividere con ASST, ATS,
Regione Lombardia, gli operatori sanitari del Cantù.
Firma per approvazione e collaborazione.